Il nostro Mercatino di Pasqua vi attende sabato 12 e domenica 13 aprile alle porte delle chiese per sostenere i progetti dei nostri missionari.
Potrete trovare colombe di pasticceria, biscotti, ovetti e piccoli oggetti primaverili .
Vi aspettiamo!
Il nostro Mercatino di Pasqua vi attende sabato 12 e domenica 13 aprile alle porte delle chiese per sostenere i progetti dei nostri missionari.
Potrete trovare colombe di pasticceria, biscotti, ovetti e piccoli oggetti primaverili .
Vi aspettiamo!
Sabato 16 e Domenica 17 dicembre, alle porte delle chiese della Comunità Pastorale S. Eufemia, potrete trovare il consueto mercatino di Natale. Oltre a panettoni e biscotti di pasticceria potrete trovare piccole idee regalo il cui ricavato contribuirà a sostenere l'opera dei nostri missionari.
Vi aspettiamo!
Siamo giunti alla Decima edizione della marcia non competitiva MISSIONE POSSIBILE organizzata dall'Associazione Nisshash Respiro a sostegno dei progetti di solidarietà promossi dai missionari erbesi e non solo! Il ritrovo sarà DOMENICA 8 ottobre dalle ore 9.00 in piazza V.Veneto a Erba
Camminare insieme per le vie della città per ritrovare il senso del viaggio comune in cui tutti siamo, sentirci parte di una comunità che va oltre l'orizzonte che ci appartiene, percorrere a piedi una strada comune sentendoci uniti ai tanti che percorrono quotidianamente cammini faticosi : ecco il senso della nostra marcia non competitiva, a cui vorremmo invitare tanti amici e amiche!
Con il contributo di partecipazione di 5 euro sosterremo quest'anno i progetti che ci hanno proposto suor Maria Luisa Caruso e padre Luca Galimberti, il primo per un sostegno alimentare alle popolazioni del Tigray a nord dell'Etiopia, il secondo per l'inserimento scolastico e l'aiuto allo studio a bambini e ragazzi della periferia di Yaoundè in Camerun(vedi lettere e foto). Due piccoli passi di vicinanza, segno della volontà di scegliere la via della fraternità e della giustizia, così difficili in un momento in cui tutto sembra spingerci verso l'isolamento e l'inimicizia!
Vi aspettiamo!!!
Il nostro Mercatino di Pasqua vi attende sabato 25 e domenica 26 marzo alle porte delle chiese per sostenere i progetti dei nostri missionari.
Potrete trovare colombe di pasticceria, biscotti, ovetti e piccoli oggetti primaverili .
Vi aspettiamo!
Milano, 4 giugno 2022
Care amiche e amici di Nisshash, un caro saluto e un
abbraccio e ciascuna e ciascuno di voi!
Vi scrivo alla
vigilia della festa di Pentecoste in cui celebriamo il dono
prezioso dello Spirito Santo, un dono che viene a mettere fiducia, speranza,
audacia, consolazione, pace nelle nostre vite e nelle vite delle nostre
comunità. Un dono che anche spinge a uscire, a sconfinare, a osare perché il
vangelo è più ampio e profondo delle nostre piccole realtà, più inclusivo e
anche più semplice e nascosto. Mi sembra… Una festa che ci ricorda che nella
nostra umanità è mescolata una Forza di vita, di gioia, di luce che ci supera e
che nello stesso tempo ci appartiene.
Abitata da
tutto ciò, vengo innanzitutto, e non mi stancherò mai di ripeterlo, per dirvi
un grande grazie per quello che siete, che fate, vivete, condividete.
Il mercatino di Pasqua, l’organizzazione e il sostegno di iniziative e incontri
sulla pace, l’attenzione ai profughi ucraini che certamente vi toccherà da
vicino e per cui alcuni di voi si saranno lasciati coinvolgere in prima
persona….
Mi chiedo cosa
dovrei fare io, cosa dovremmo fare noi, piccole sorelle qui a Milano per
dire che siamo per la pace, per non essere complici, anche senza
esserne coscienti, di un sistema che la guerra in realtà non solo non la
denuncia ma la sostiene? Orribile!
Nel quartiere
dove viviamo la violenza e la rabbia che invadono e sfigurano la
vita di molti la si nota nei segni di bruttezza, degrado, sporcizia che lo
caratterizzano… nelle scale, sotto i porticati, nei prati e aiuole attorno… nei
mobili rotti, elettrodomestici dismessi buttati li ovunque… nella musica a
tutto volume in orari normalmente dedicati al riposo…. nelle liti senza
filtro….
E noi li
dentro… spazzare e lavare il pianerottolo davanti al nostro appartamento o la
nostra scala, raccogliere incessantemente le cicche di sigarette buttate giù
dalla finestra dei piani di sopra che atterrano sul nostro davanzale, passare
molto tempo ad ascoltare la rabbia dell’una o l’altro vicino, accogliere
lo sfogo senza fronzoli di chi incontri per caso giù al portone…
abbracciare senza giudizio storie storte, ferite, percorsi abbruttiti,
spezzati… Cercare almeno… chissà che qualcosa si alleggerisca nel cuore…
E soprattutto
scavare dentro di noi spazi interiori dove si possono generare
risposte non reattive, altrettanto violente, ma di compassione profonda. E
anche cercare di incoraggiare i gesti e le parole di bene che
vediamo, sostenere le parole che veicolano mitezza, i gesti che
danno dignità e infondono bellezza attorno a noi…
È tutto
un cammino, impegnativo, certo, non facile, ma forse è anche così che uno
prova a vivere all’altezza della propria umanità e assapora dentro una gioia
davvero speciale… Sì, sì… Forse la pace passa anche da qui? Si costruisce anche
così?
A Natale vi
avevo promesso che vi avrei dato notizie dal Paraguay
senza tardare… insomma… tardando, in realtà, eccovi alcuni aggiornamenti dalla
terra guaranì:
Innanzitutto
abbiamo avuto la triste notizia della morte della coordinatrice della
comunità di Puerto Yvapovo, Francisca, poco più che cinquantenne; il
covid ha complicato la sua salute già precaria… È lei con la sua famiglia che
ci avevano accolto nel 2012… Come ci diceva il padre Celso ha lasciato un
grande vuoto nella comunità…
Il cammino
della comunità cristiana continua. Con l’ultima donazione fatta da voi
hanno potuto concludere i lavori della chiesa e sostenere le famiglie che sono
state più colpite dalla pandemia ….
Hanno anche potuto
celebrare le cresime… con la presenza del padre Celso che sta
bene, sempre facendo attenzione e avendo cura della sua salute sempre un po’ delicata!
Qui alcune foto di questo momento celebrativo, che è stata una festa per l’intera
comunità…
Vi auguro un buon cammino e
a presto!
Valeria piccola sorella.
Il nostro Mercatino di Pasqua vi attende sabato 2 e domenica 3 aprile alle porte delle chiese per sostenere i progetti dei nostri missionari.
Ecco alcuni esempi di quello che troverete...
Camerun, Yaoundé: 24 dic.2021
Siamo
quasi arrivati al Natale del Signore Gesù e con gli auguri anticipati della festa,
il cuore corre a Voi per salutarvi e rivolgervi un augurio di bene.
“Non
raggiungerete mai l’amore senza un immenso grazie nel cuore” Arnaud Desjardins
Care Amiche
e Amici di Nisshash, di Erba, della Comunità pastorale e di vita, Buon giorno!
Eccomi, vi
scrivo dopo tre mesi dall’ingresso nel paese e nelle due parrocchie dove lavoro
come vicario, per dire grazie a ciascuno
di voi, per l’amicizia, la preghiera, la confidenza e l’aiuto ricevuto quando
ero a casa come per l’oggi. Merci - Grazie!
Sono a Yaoundé
in capitale, con almeno cinque milioni d’altre persone che vivono sulle sette
colline della città. Vi dico la serenità e la gioia di questo mio abitare in
Camerun chiamato anche” l’Afrique in miniatura” perché il paese raccoglie tutti
i climi e le diversità naturali del continente.
Sono
contento pur nella fatica d’iniziare una presenza discreta e vera, cercare
opportunità ed essere vicino a bisogni e alle sofferenze umane come un fratello
missionario deve fare della sua vita. Lavoro anche nella scuola pubblica con quindici
ore d’insegnamento in un grande liceo (4.300 allievi) non lontano dalla casa pime
dove risiedo, una sfida da poco iniziata. La gente è buona con me e per fortuna
nel crogiolo della capitale dove credo tutte le lingue del paese sono
rappresentate (almeno 200). Il francese mi permette di entrare nel quotidiano
più ordinario così come l’inglese l’altra lingua ufficiale: esse mi facilitano
la conoscenza di cammini e di storie personali che avvicino o m’accompagnano: i taxisti e i motociclisti per il trasporto,
la polizia e gli impiegati per i
documenti, i confratelli e la gente delle parrocchie, gli insegnanti della scuola,
i volontari e gli animatori delle case di accoglienza dei bambini di strada e
le suore di madre Teresa con i loro poveri e abbandonati, le Piccole sorelle di
Gesù, le mamme delle comunità cristiane,
i bambini e i giovani in cerca di capire il loro futuro.
Ma prima
di continuare nella mia lettera a voi vorrei che leggiate l’introduzione di
questo libro da comperare e che aiuta a pensare:
“Africana. Raccontare il continente al di là degli
stereotipi”.
Di Chiara Piaggio e Igiaba Scego Ed.Feltrinelli
…Sembra
banale ribadirlo, ma non si sa mai, meglio ripeterlo. L'Africa è un continente.
Anzi, va detto anche cosa l'Africa non è. L'Africa non è un paese, non è un
villaggio, non è un borgo, non è un'isola.
L'Africa è
immensa. Si estende per più di 8.000 chilometri da nord a sud e per 7.500
chilometri da est a ovest, con alcune isole ancora più lontane. Occupa il sei
per cento delle terre emerse ed è il terzo continente in ordine di grandezza,
se contiamo l'America come blocco unico che va dalla Patagonia alle montagne
canadesi. Un quarto delle lingue parlate al mondo è del continente africano. Un
continente fatto di cinquantaquattro nazioni grandi e piccole. La più vasta è
l'Algeria. La meno estesa è l'arcipelago delle Seychelles. Se invece vogliamo
scovare il più piccolo paese sulla terraferma, allora al primo posto c'è il
Gambia. Il continente ha una varietà di ambienti ed ecosistemi unici nel nostro
pianeta.
Qui ci
sono deserti, foreste, montagne. Possiamo trovarci a sud-ovest nel deserto del
Kalahari e poi improvvisamente con l'immaginazione trasportarci nell'acrocoro
etiopico, dove si respira aria di alta montagna, come in Svizzera. È un
continente pieno di paradossi. Abbiamo città formicai di grande estensione,
come Luanda e Lagos, e poi luoghi così piccoli e inaccessibili che nemmeno ci
immaginiamo. Non è un caso che quando hanno deciso di mandare in esilio
Napoleone abbiano optato per Sant'Elena, un'isola irraggiungibile
nell'Atlantico centro-meridionale vicino all'Angola, tuttora protettorato britannico.
Un posto remoto, da dove era difficile evadere. C'è di tutto in Africa, ma
veramente di tutto. Il continente è un crogiolo di popoli, culture e religioni.
Crogiolo di popoli significa mescolanza, diversità, meticciato…È proprio questa
commistione che rende il continente africano uno tra i più culturalmente
interessanti del globo. Un continente creolo, dove ogni persona di fatto può
considerarsi una nazione.
Ma quello
che per me era chiaro, limpido, cristallino, spesso non lo era per gli altri.
Ed ecco che intorno a me sentivo frasi come "Sono stato in Africa"
(in Africa dove, di grazia? L'Africa è enorme!), "Parli africano tu?"
(davvero credi che esista la lingua africana?), "Tu sopporti il caldo: sei
africana, beata te!" (...odio il caldo. Ma basta farsi una gita a Nairobi
in luglio per scoprire che sono tutti ben coperti nei golfini di lana),
"Ah, il continente nero, che bellezza!" (in Africa non sono tutti
neri).
Insomma,
una sfilza di luoghi comuni accomunati da quello sguardo, quel maledetto
sguardo occidentale sul continente che intossicava e intossica ancora tutto. Ed
ecco che sotto quello sguardo, fatto di inganni e armamenti pesanti, l'Africa
si è persa. Sottomessa a una narrazione che la voleva inferiore.
Se c'è
qualcosa che accomuna il continente, dalla Tunisia al Lesotho, è proprio lo
sguardo coloniale che si è posato sulle terre africane. La ferita del
colonialismo è ancora lì visibile ai nostri occhi. È lì come un fantasma che
infesta i sogni e occupa abusivamente le case. Ed ecco che sotto quello sguardo
l'Africa soccombe. È da quello sguardo occidentale che parte il male che a
tratti ancora avvolge il continente. È lo sguardo che la trasforma in qualcosa
che l'Africa non è mai stata: un continente debole, da porre sotto tutela
occidentale. Si diceva che quella era una tutela a fin di bene, che gli europei
avrebbero portato la civiltà, la religione, la democrazia, la rettitudine, a
quei paesi mancanti di tutto.
"Li
civilizzeremo", era questo il mantra. Ed è stato quello stesso sguardo, creando
categorie di umani di serie A e di serie B, a dare una base ideologica alla
tratta degli schiavi e a tutto il resto. Lo scopo degli europei era annichilire
per poter conquistare, sfruttare, colonizzare l'Africa. Annichilire per poter
più facilmente distruggere e disperdere. Naturalmente l'obiettivo ultimo erano
le risorse del continente.
*Bene, spero che la condivisione di letture sia un buon passo per aiutarci, così aspetterò ora i vostri consigli
24
dicembre…
siamo a
Natale ormai e anche qui si sente l’unicità di questo tempo d’attesa perché i
cristiani di tutte le denominazioni si preparano e con le vacanze lavorative e
scolastiche anche i fratelli mussulmani partecipano al clima di festa. È vero l’Africa
è il continente più giovane della terra e i sorrisi e alla bellezza dei bambini
sempre numerosi e curiosi danno ovunque un tratto di stupore e di semplicità
unici…ma quest’anno sento più viva la difficoltà che attraversa la vita di
tutti, questo dicembre mi sembra di toccare con mano un male che ci circonda e che
mi rallenta e mi spoglia. Vorrei
descriverlo a voi per leggerlo meglio, cambiarlo se possibile.
« Viens Seigneur ne tarde plus, viens guérir le cœur
brisé » dalla liturgia di oggi. Terminate
le confessioni mi appunto sul telefonino quello che sento: il male dell’uomo
d’oggi, il mio male, vi scrivo qualche esempio…
1)
Dopo
giorni di corse attraverso Yaoundè caotica molto più del solito a Natale, per
aiutare un bambino perduto e trovato in terra svenuto davanti alla mia scuola coperto
di sangue e polvere, oggi dopo tante ricerche, Lui è muto, lo riaffidiamo al
suo orfanotrofio da dove era scappato: tre stanze e un gabinetto con due bebè
orfani come lui. Evidentemente non può stare in quelle condizioni a 12 anni e
lo mostra con agitazione…noi dobbiamo ripartire in taxi.
2)
Con
il mio parroco più giovane abbiamo benedetto cercando le case dei cristiani
dentro due bidonville accatastate sulle pendici della nostra collina sotto la
chiesa. Ognuno ha girato per vicoli con le mamme come guide, benedetto stanze
buie senza finestre, un locale solo per più persone con bambini, in un angolo la
cucina, nell’altro il letto, la tv, senza acqua in casa. Pareti annerite dal
fumo o le entrate in cui devi inchinarti per passare…e la dignità e la salute e
queste persone?
3)
Parlo
con alcuni giovani…tanti hanno un genitore che prepara e vende cibo sui
marciapiedi della strada oppure abiti usati o fanno piccole riparazioni ma a 19
anni il dover inventarsi ogni giorno qualche cosa, senza un impiego, una
certezza, pone duramente la domanda del futuro della vita, quale vita?
4)
La
violenza sessuale sulle ragazze, sulle donne, ai piccoli, sono delle ferite che
continuano a riprodursi anche qui, di cui nessuno è responsabile e che la società
facilmente giustifica chiudendo gli occhi o esaltando con un ridere sgraziato la
forza dell’uomo. Come uscirne?
5)
Non
è difficile vedere l’amore per i soldi, il sentir parlare solo di soldi, cosa che
si insinua facilmente anche nelle chiese e fa crescere l’orgoglio come montagne
produce atteggiamenti di menzogna, di piccole furbizie, d’indifferenza al
dolore dell’altro. Un uso del denaro che giustifica la cattiveria e che assolve
ogni cosa mentre il Papa grida d’investire nell’educazione anziché nelle armi.
6)
Mi
sento a disagio quando mi accorgo che il Vangelo diviene una esperienza di
Club, di ripetizione di parole e gesti tradizionalmente vuoti, di cura di sé
stessi, finendo lontani dai problemi reali della vita, dalla cura della storia
sofferente dell’altro, ricercando l’apparenza del mostrarsi buoni, belli, contenti.
Mi domando: come riprendere un cammino di fede?
7)
Faccio
fatica a usare espressioni nel mio francese che siano più rispettose della
persona, capisco che è importante aprire alla cortesia perché spesso noto che
nella velocità e la banalità del vivere tolgo stima alle persone. Sovente, passando
per il mercato inciampo in parole violente, in atteggiamenti violenti verso i
più deboli. Una forma di sopraffazione quasi scontata ovvia, giustificata tra i
grandi. Come cambiare?
8)
Mi
piace camminare per le vie di Yaoundé, le strade sono piene di gente ma poi
guardando bene è evidente come non siamo ancora riusciti a controllare e
rispettare l’ambiente, togliere i rifiuti, alleggerire il traffico, dare spazio
al vivere. Tutti ci muoviamo dentro un sovraffollamento di sani e malati, super
ricchi e poveracci, tra fruttivendoli e cassonetti. Si sognano città del futuro
ma come potrebbero essere e quando?
Sono
alcuni dei pensieri che mi seguono e mi toccano in queste settimane. Così
vorrei che il Natale del Signore ci possa raccontare l’umanità che lui ha
assunto per mostrarcene la bellezza, la dignità e le possibilità infinite di
vita e capisco meglio come tutto ciò non è scontato ma un modo di scegliere di
essere.
Vi
ricordo con gioia e gratitudine e mi auguro con voi di vivere la rinascita del
Natale per un mondo nuovo di pace e di fraternità. Con affetto
Milano,
Natale 2021
Carissime
amiche e amici di Nisshash,
mi faccio vicina a ciascuna e a ciascuno di voi con tutta la mia gratitudine, il mio affetto e
i miei auguri! Ho visto gli oggetti del mercatino di Natale: bellissimi! Grazie
di cuore per la vostra operosità
tenace e perseverante che ci sostiene e incoraggia.
Mi faccio vicina a voi con una condivisione direi
interiore... Infatti, non so voi, ma, in mezzo alla sempre più grande
complessità e vulnerabilità che viviamo, sento come un imperativo a scendere
verso il profondo, a lasciarmi interpellare, ad andare all'essenziale....
Eccomi allora con alcuni pensieri e domande che oggi
la buona notizia del Natale di Gesù mi suscita, illuminando piano
piano le mie giornate.
La buona notizia di un Dio che sceglie di entrare
nella nostra umanità e nella storia, come un neonato, un bambino qualsiasi,
fragile e bisognoso di tutto. Mi suggerisce che non c'è debolezza, nè fragilità che Lui non abbracci e possa riempire di senso.
E mi chiedo: quando sperimento momenti di grande vulnerabilità e debolezza, quando tocco la mia e la fragilità di chi mi sta accanto, quando guardo impotente la fragilità e il dolore del nostro mondo. , mi viene da alzare lo sguardo e di credere che non sono nè siamo soli?
Oso tenere
la porta almeno semiaperta perchè possa entrare Colui che sa dare un colore
nuovo e una fecondità inattesa alla mia e alla nostra vita? Oso fare e rifare
questo atto interiore di profonda fiducia?
La buona notizia di un Dio che è nato in viaggio
e che ha mosso i primi passi in terra straniera, fuggendo l'odio di
Erode. Mi suggerisce che non c'è dramma umano, nè sradicamento a causa di
oppressioni subite, della povertà o dell'ingiustizia, che siano estranei al nostro Dio, estranei al suo sguardo
amorevole, Lui che sempre cammina e sta dalla
parte dei poveri e degli oppressi.
E mi chiedo:
come guardo io a tutti coloro che sono costretti a fuggire l'odio e la
prepotenza dei potenti? Provo a
mettermi nelle loro scarpe, nei loro abiti? Provo a lasciarmi toccare e a farmi venire almeno il dubbio che le loro vite hanno qualcosa a che fare con la mia
vita?. E magari cerco di informarmi un po' di più e provo a cercare luoghi in
cui posso dare una mano
concreta. ?
La buona notizia di un Dio che si è nascosto per
30 anni in un villaggio di periferia, crescendo come tutti in una famiglia e lavorando senza notorietà, facendo delle cose ordinarie
di tutti i giorni un cammino di crescita davanti a Dio e agli uomini.
Mi invita a pensare che non c'è periferia esistenziale
che Dio non scelga di abitare e che non c'è giornata che vivo, con il suo tran
tran spesso così banale e ordinario, che Lui non scelga di raccogliere,
benedire e custodire. Tran tran che diventa opportunità unica per seminare quel
bene semplice e sincero, che sa dare speranza e respiro al futuro.
E mi chiedo:
dentro questa nostra periferia milanese, dove vivo ormai da 5 anni, continuo a
credere che è proprio nelle cose di tutti i giorni che abita Dio? Che è qui
dentro che sono invitata a crescere, a fare del bene e a riconoscerlo attorno a
me? Mi soffermo abbastanza su tutti quei segni di solidarietà, di fiducia
rinnovata di cui siamo testimoni? So custodire quei gesti di pazienza nella
grande precarietà, di lotta nonostante le tante frustrazioni e delusioni, che
vedo in vari dei nostri vicini? So mettermi accanto e sostenere tutti questi
lumicini silenziosi e portatori di speranza?
Allora, avvicinandomi oggi alla grotta di
Betlemme sento che, sì, ne vale la pena!
Vale la pena continuare a credere nella forza della fragilità riempita da Dio, vale la pena non rendere impermeabile lo sguardo di fronte alle troppe ingiustizie che feriscono e sfigurano
la nostra umanità, vale la pena continuare a bene-dire il quotidiano più
ordinario, perchè il bene trova lì
la sua casa... nel silenzio, nella fedeltà e nella pazienza!
E' così che,
di nascita in nascita, l'umanità si fa più bella e più umana! Cosa ne dite?
Gli amici e amiche di Puerto Yvapovo vi salutano e
ringraziano di vero cuore... Sto aspettando foto e notizie recenti da quella
terra amica che vi condividerò nella prossima lettera, senza troppo tardare,
almeno lo spero....
Riprendiamo la tradizione!
Il nostro Mercatino di Natale vi attende sabato 11 e domenica 12 dicembre alle porte delle chiese per sostenere i progetti dei nostri missionari.
Ecco alcuni esempi di quello che troverete...
Yaoundé, 26/09/2021
Cari amici e amiche di Erba
Appena arrivato in Camerun vorrei condividere con voi alcuni
flash di vita, per dirvi che sto bene e
che già ho avviato la mia presenza nel nord est della capitale iniziando a
conoscere e a stimare questa terra africana. Siamo nella stagione delle piccole
e ultime piogge, aria fresca, si passa dai 33° con il sole ai 23° sotto i
temporali. Diario:
Sabato 18.09 atterriamo all’aeroporto Nsimalen di Yaoundé alle 5 di mattina, pochi i voli e povero l’ambiente che ci accoglie, uno solo il cartello pubblicitario dei prossimi giochi di calcio per la Coppa delle Nazioni d’Africa che verrà disputata in Camerun l’anno prossimo a causa covid-19. Facciamo un tampone rapido disponendoci per file di sedie nella sala d’aspetto grigia poi passato il controllo del libretto giallo dei vaccini e del passaporto, eccoci fuori mentre albeggia. L’autista di un furgoncino privato ci porta al Pime. Il paesaggio è vuoto, la strada che attraversa le sette colline della capitale che si sta svegliando mostra la sua incompiutezza e precarietà tra case e quartieri poveri, passando per il centro la city si mostra moderna.
Domenica 19.09 Eccomi in chiesa alle 6.00 in una delle due parrocchie in cui lavorerò: st.Blaise. Resto meravigliato, la celebrazione è un’esplosione di canti sostenuti dai ritmi di 6 xilofoni in legno e due tamburi che fanno aprire la bocca anche a chi come me arriva assonnato. Partecipano almeno 600 persone, poi ci saranno altre 4 messe, l’ultima alla sera alle 17 la presiedo con 200 giovani e ragazzi. Un altro mondo si apre…
Lunedì 20.09 con l’elettricista italiano che è venuto per vivere un mese di volontariato andiamo ad acquistare le SIM per i cellulari e collegarci ad internet. Cerco di trattare sui prezzi ma qui le compagnie dei telefoni (le stesse d’Europa) si fanno pagare ben più che in Italia per offrirti contratti di un solo Giga al giorno… e avendone bisogno in più occorrerà poi sottoscriverne altri più onerosi; purtroppo, il colonialismo non è affatto terminato.
Martedì 21.09 Camminiamo a lato della strada tra botteghe e
venditori di frutta e con Giuseppe cerchiamo una farmacia per prendere 2
scatole di Malarone un medicinale che protegge dalla malaria. Lui ne ha
iniziata la terapia e occorre continuare per tutto il mese e dopo il rientro
per qualche giorno ancora) riusciamo a trovarlo: il prezzo è 40.000 franchi
camerunesi una scatola (in Italia circa 60 euro), l’impiegata ci guarda per
vedere se la vogliamo acquistare davvero … sapremo dopo che lo stipendio di un
impiegato statale è di 32.000 franchi al mese…e noi ne abbiamo bisogno due!
Capisco bene la sua sorpresa.
Mercoledì 22.09 in mattinata usciamo, andiamo a presentarmi
all’Arcivescovo (assente) anzi al suo Vicario Generale: salutarlo e conoscerci.
Poi di corsa per cercare di fare tutti i documenti necessari: residenza,
casella giudiziaria, lettera di lavoro, tutti devono essere poi mostrati e
timbrati all’Ufficio Centrale di Polizia...con mia grande soddisfazione
riusciamo a fare tutto in 5 ore. Torniamo stanchi e sotto un diluvio ma credo
in nessuna grande città italiana avrei potuto fare altrettanto, en Afrique
c’est vit!!
Sabato 25.09 Fatico ad alzarmi così presto (manco di allenamento si vede), le lodi alle 5.45 (con 40 persone) e la messa delle 6.00 con 100 persone presenti alla parrocchia di ND di Lourdes dove vi ritorno per le confessioni alle 13.00 durante un mini-ritiro di un gruppo di preghiera. Sono colpito dalle difficoltà di vita della gente che viene per la confessione e dalla loro fiducia nel Signore. Accolgo le sofferenze di madri, la difficoltà di giovani che cercano un lavoro e nelle loro parole sento passare la vita accanto a me. Chiedo per loro aperture di nuove possibilità e per me l’intelligenza di crearne di nuove.
Ecco alcuni momenti vissuti in questi primi giorni, il lavoro pastorale non manca e poi inizierò a collegarmi a Istituti e Licei per una pastorale degli studenti. L’Africa è il continente più giovane e si vede, sono solo all’inizio della mia presenza e occorre conoscere e scoprire ancora tanto, vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera. Un saluto e di nuovo il mio grazie a ciascuno di voi a Nisshash e alla Comunità pastorale di Erba per l’amicizia e l’accoglienza ricevuta durante le mie vacanze.
A bientot p.Luca
Milano, 28
maggio 2021
Cari amici e amiche di Nisshash,
eccomi finalmente a concretizzare il desiderio di
scrivervi. In effetti mi sono resa conto che l'ultima mia lettera risale a metà
novembre dell'anno scorso!
Vi scrivo innanzitutto per dirvi tutta la mia gratitudine per la vostra tenacia e la perseveranza con cui portate avanti la vita dell'Associazione in questo tempo ancora molto segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze che in un modo o nell'altro ci toccano tutti quanti. Penso in modo particolare a chi ha perso persone care o a chi, a causa di questo virus, si trova in situazioni economiche difficoltose o a chi ha perso fiducia e anche la fede... o ancora a quanti hanno sofferto tanto la solitudine o hanno vissuto questa malattia in modo pesante....
Anche il nostro quartiere di periferia a Milano è
stato visitato da questo virus, e, in alcune case, ha portato tanta sofferenza
e dolore. Molte famiglie, già al limite della sopravvivenza, vivono tuttora in
grandi difficoltà, per non parlare dei bambini che non hanno potuto seguire la
scuola a distanza per mancanza di strumenti e di risorse educative e umane
nell'ambito familiare. Vari volontari della parrocchia sono riusciti ad andare
incontro in parte a questa mancanza, ma molti nuclei non si sono potuti
raggiungere e sostenere.
In Paraguay la situazione rimane molto grave. Per intenderci, considerando in proporzione il numero di abitanti, i contagiati e i morti da coronavirus sono paragonabili a quelli del Brasile. Il sistema sanitario è molto precario e sono pochissime le strutture adatte per far fronte ai casi più gravi. Non dimentichiamoci poi che tutto ciò che riguarda le cure mediche si paga! E i vaccini cominciano solo ora ad arrivare! Ho parlato un mesetto fa con il vescovo della Diocesi dove eravamo e mi diceva la sua preoccupazione e sconforto insieme a una grande impotenza, in un periodo in cui, tra l'altro, c'è in atto una crisi di governo. Proprio ieri ho ricevuto una mail dal padre Celso che vi riporto qui tradotta: "Siamo in zona rossa per quanto riguarda il Covid. Molti morti a San Pedro. Intere famiglie che muoiono. Non abbiamo vaccini. Le donazioni di vaccini stanno arrivando ora. Ma non abbiamo ancora raggiunto il tasso di vaccinazione del 2%. Qui quasi tutti i sacerdoti della diocesi sono già stati infettati. L'ultimo ad esserlo è stato Mons Pedro. Grazie a Dio, l'hanno superato tutti. A Yvapovo, a causa di questa situazione non riesco ad andare, ma sono in contatto con alcuni responsabili della comunità. Il fatto che sono un villaggio piuttosto isolato li ha protetti finora dalla pandemia. Ringraziano, e ringrazia anche da parte mia, l'Associazione Nisshash per il sostegno dimostratoci anche in questo periodo difficile per tutti".
Carissimi, scrivendovi queste righe non posso non allargare il mio sguardo ancora oltre, su tanti Paesi, città, villaggi, nel mondo intero, che vivono realtà pesantissime, non solo legate al covid 19. L'India, Il Myanmar, la Terra Santa, il Niger, il Congo, solo per citarne alcune. Penso anche all'Etiopia, alla Costa d'Avorio, all'India, alla Colombia.....E vi confesso che quando allargo sguardo e cuore a queste dimensioni, da una parte sento un dolore misto a rabbia e a impotenza di fronte alle ingiustizie, agli abusi di potere, a tante vittime innocenti, dall'altra, per contrasto, prendo ancora più coscienza che non è così comune, né scontato avere tutto quello che qui abbiamo come risorse, possibilità, supporti...
Come non ringraziare allora... per il dono della pace che viviamo, e per quello della fede che sa dare luce nuova a ogni cosa, per il bene di tanti su cui posso contare e per la solidarietà che vedo all'opera attorno a me...
Imparare a ringraziare, a dire grazie, a scriverlo anche, alla fine di ogni giornata: grazie per quello che mi è stato donato quel giorno, la vita, la salute, l'amicizia, l'affetto di molti, le possibilità, i mezzi, l'educazione, la libertà.... mi aiuta a tener sveglio il cuore, a non scivolare nella lamentela o nella pretesa.... Lo vivo sempre di più come un atto di rispetto nei confronti di chi non ha o ha decisamente meno... un atto di fede e di giustizia.
E poi continuare a tenere gli occhi ben aperti sul
mondo, a cercare fonti di informazioni che rispettano la verità dei fatti,
a non limitarmi al mio angoletto di vita e di terra, ma a sentirmi sempre più
parte di un'umanità e di una terra in cui io, sì, ho il mio pezzo di
responsabilità da giocarmi e da vivere!
Carissimi, con il desiderio di custodire questo sguardo sveglio e attento al mondo e di coltivare un cuore grato, capace di riconoscere il bello e il buono che ogni giorno, poco o tanto, contiene, un cuore grato che sa dare una luce nuova e una nuova consapevolezza al nostro presente, un cuore grato che diventa capace di scelte di sobrietà e di povertà anche, perchè ci sia il necessario per tutti, vi abbraccio ciascuno e ciascuna!
E a presto!......all'Assemblea di giugno!
Valeria piccola sorella di Gesù
Cari amici di Nisshash,
Vi scrivo con piacere dopo le feste e l’inizio dell’anno nuovo
per rinnovare l’amicizia che ci lega da anni ormai. Sono stati giorni di celebrazione del Natale
come vedete dalla foto (la natività riletta dal vangelo di Luca e recitata con
e per i bambini dei quattro villaggi più vicini al Centro di Fadjadougou: i
pastori, la santa famiglia e l’angelo diritto in piedi, alla fine un piatto di
riso con un pezzetto di carne a testa. Un Natale e un incontro pastorale in cui
mi sono ritrovato a stretto contatto con i poveri.
I poveri, a volte vorremmo vederli chiaramente, per definirli e per risolvere con una bacchetta magica la sofferenza che portano, ma non è così…le povertà sono multiple e legate tra loro, toccano le persone e creano buchi nelle esistenze che non appaiono subito. Solo l’amicizia e la frequentazione aprono a un cambio di vita reale.
Ci troviamo nel 2021 e quando ero piccolo pensavo e dicevo
le date pensando a come sarò cambiato e dove sarò nel 2021…. Così oggi guardandomi attorno e dietro di me ancora
fatico a spiegarmi perché il mondo è così povero. Perché ancora il 70% della
gente delle nostre piccole comunità sia analfabeta e firmi con una crocetta. Accosto
comunità composte di giovani sposi (quasi tutti più giovani di me) veri lavoratori
e con bambini piccoli, uomini e donne alla ricerca di una risorsa economica e
di un pezzo di terra per vivere.
Questa è la fotografia del nord ovest della Costa d’Avorio, una composizione multicolore di etnie, di lingue di tradizioni e di danze comunitarie gioiose ma dentro un contesto difficile, di sradicamento, di scarsità di acqua e di varietà del cibo e tutti provati dalle malattie e dalla malaria che taglia le gambe e spegne la vita
Vi scrivo che sono all’inizio, ma abbiamo già avviato con il vostro aiuto tante piccole attività e costruito le basi per una presenza che potrà dare voce e spazio alla dignità e al rispetto della vita di ciascuno (toilette e lavandini da piastrellare…sconosciuti nei villaggi):