Milano, 4 giugno 2022
Care amiche e amici di Nisshash, un caro saluto e un
abbraccio e ciascuna e ciascuno di voi!
Vi scrivo alla
vigilia della festa di Pentecoste in cui celebriamo il dono
prezioso dello Spirito Santo, un dono che viene a mettere fiducia, speranza,
audacia, consolazione, pace nelle nostre vite e nelle vite delle nostre
comunità. Un dono che anche spinge a uscire, a sconfinare, a osare perché il
vangelo è più ampio e profondo delle nostre piccole realtà, più inclusivo e
anche più semplice e nascosto. Mi sembra… Una festa che ci ricorda che nella
nostra umanità è mescolata una Forza di vita, di gioia, di luce che ci supera e
che nello stesso tempo ci appartiene.
Abitata da
tutto ciò, vengo innanzitutto, e non mi stancherò mai di ripeterlo, per dirvi
un grande grazie per quello che siete, che fate, vivete, condividete.
Il mercatino di Pasqua, l’organizzazione e il sostegno di iniziative e incontri
sulla pace, l’attenzione ai profughi ucraini che certamente vi toccherà da
vicino e per cui alcuni di voi si saranno lasciati coinvolgere in prima
persona….
Mi chiedo cosa
dovrei fare io, cosa dovremmo fare noi, piccole sorelle qui a Milano per
dire che siamo per la pace, per non essere complici, anche senza
esserne coscienti, di un sistema che la guerra in realtà non solo non la
denuncia ma la sostiene? Orribile!
Nel quartiere
dove viviamo la violenza e la rabbia che invadono e sfigurano la
vita di molti la si nota nei segni di bruttezza, degrado, sporcizia che lo
caratterizzano… nelle scale, sotto i porticati, nei prati e aiuole attorno… nei
mobili rotti, elettrodomestici dismessi buttati li ovunque… nella musica a
tutto volume in orari normalmente dedicati al riposo…. nelle liti senza
filtro….
E noi li
dentro… spazzare e lavare il pianerottolo davanti al nostro appartamento o la
nostra scala, raccogliere incessantemente le cicche di sigarette buttate giù
dalla finestra dei piani di sopra che atterrano sul nostro davanzale, passare
molto tempo ad ascoltare la rabbia dell’una o l’altro vicino, accogliere
lo sfogo senza fronzoli di chi incontri per caso giù al portone…
abbracciare senza giudizio storie storte, ferite, percorsi abbruttiti,
spezzati… Cercare almeno… chissà che qualcosa si alleggerisca nel cuore…
E soprattutto
scavare dentro di noi spazi interiori dove si possono generare
risposte non reattive, altrettanto violente, ma di compassione profonda. E
anche cercare di incoraggiare i gesti e le parole di bene che
vediamo, sostenere le parole che veicolano mitezza, i gesti che
danno dignità e infondono bellezza attorno a noi…
È tutto
un cammino, impegnativo, certo, non facile, ma forse è anche così che uno
prova a vivere all’altezza della propria umanità e assapora dentro una gioia
davvero speciale… Sì, sì… Forse la pace passa anche da qui? Si costruisce anche
così?
A Natale vi
avevo promesso che vi avrei dato notizie dal Paraguay
senza tardare… insomma… tardando, in realtà, eccovi alcuni aggiornamenti dalla
terra guaranì:
Innanzitutto
abbiamo avuto la triste notizia della morte della coordinatrice della
comunità di Puerto Yvapovo, Francisca, poco più che cinquantenne; il
covid ha complicato la sua salute già precaria… È lei con la sua famiglia che
ci avevano accolto nel 2012… Come ci diceva il padre Celso ha lasciato un
grande vuoto nella comunità…
Il cammino
della comunità cristiana continua. Con l’ultima donazione fatta da voi
hanno potuto concludere i lavori della chiesa e sostenere le famiglie che sono
state più colpite dalla pandemia ….
Hanno anche potuto
celebrare le cresime… con la presenza del padre Celso che sta
bene, sempre facendo attenzione e avendo cura della sua salute sempre un po’ delicata!
Qui alcune foto di questo momento celebrativo, che è stata una festa per l’intera
comunità…
Vi auguro un buon cammino e
a presto!
Valeria piccola sorella.