"Da tutte le parti si sentono le notti e i giorni risuonare di forti richiami, nel respiro di migliaia di vite" (R. Tagore)

giovedì 16 giugno 2022

Alla vigilia della festa di Pentecoste...

 

Milano, 4 giugno 2022

Care amiche e amici di Nisshash, un caro saluto e un abbraccio e ciascuna e ciascuno di voi!

Vi scrivo alla vigilia della festa di Pentecoste in cui celebriamo il dono prezioso dello Spirito Santo, un dono che viene a mettere fiducia, speranza, audacia, consolazione, pace nelle nostre vite e nelle vite delle nostre comunità. Un dono che anche spinge a uscire, a sconfinare, a osare perché il vangelo è più ampio e profondo delle nostre piccole realtà, più inclusivo e anche più semplice e nascosto. Mi sembra… Una festa che ci ricorda che nella nostra umanità è mescolata una Forza di vita, di gioia, di luce che ci supera e che nello stesso tempo ci appartiene.

Vi scrivo anche con tanta gioia nel cuore, la gioia di sapere che fratel Charles De Foucauld, a cui anche la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù a cui appartengo si ispira, è stato riconosciuto dalla chiesa santo, e santo perché fratello e fratello universale, di tutti. Bellissimo, trovo! Charles è stato messo lì come testimone del fatto che investire in legami fraterni ampi e quotidiani, nel rispetto e nella benevolenza, è un cammino per una vita piena e bella: lui che non ha fatto nulla di straordinario se non cercare di vivere la sua unicità, assumendo la sua umanità storta, ferita, complessa e scoprendo nella bontà, nell’amicizia, nella reciprocità un cammino per annunciare Gesù e il suo vangelo. Una vita fatta vangelo la sua, ha detto qualcuno. Nella fraternità pazientemente e tenacemente costruita con un pugno di famiglie Tuareg nel sud dell’Algeria, nomadi, musulmane, ha alimentato e gustato quel Regno di Dio che è già in mezzo a noi, al mondo, all’umanità… E mi verrebbe da dire…. questa è una santità alla portata di tutti, possibile per tutti… non trovate?


Abitata da tutto ciò, vengo innanzitutto, e non mi stancherò mai di ripeterlo, per dirvi un grande grazie per quello che siete, che fate, vivete, condividete. Il mercatino di Pasqua, l’organizzazione e il sostegno di iniziative e incontri sulla pace, l’attenzione ai profughi ucraini che certamente vi toccherà da vicino e per cui alcuni di voi si saranno lasciati coinvolgere in prima persona….

Mi chiedo cosa dovrei fare io, cosa dovremmo fare noi, piccole sorelle qui a Milano per dire che siamo per la pace, per non essere complici, anche senza esserne coscienti, di un sistema che la guerra in realtà non solo non la denuncia ma la sostiene? Orribile!

Nel quartiere dove viviamo la violenza e la rabbia che invadono e sfigurano la vita di molti la si nota nei segni di bruttezza, degrado, sporcizia che lo caratterizzano… nelle scale, sotto i porticati, nei prati e aiuole attorno… nei mobili rotti, elettrodomestici dismessi buttati li ovunque… nella musica a tutto volume in orari normalmente dedicati al riposo…. nelle liti senza filtro….

E noi li dentro… spazzare e lavare il pianerottolo davanti al nostro appartamento o la nostra scala, raccogliere incessantemente le cicche di sigarette buttate giù dalla finestra dei piani di sopra che atterrano sul nostro davanzale, passare molto tempo ad ascoltare la rabbia dell’una o l’altro vicino, accogliere lo sfogo senza fronzoli di chi incontri per caso giù al portone… abbracciare senza giudizio storie storte, ferite, percorsi abbruttiti, spezzati… Cercare almeno… chissà che qualcosa si alleggerisca nel cuore…

E soprattutto scavare dentro di noi spazi interiori dove si possono generare risposte non reattive, altrettanto violente, ma di compassione profonda. E anche cercare di incoraggiare i gesti e le parole di bene che vediamo, sostenere le parole che veicolano mitezza, i gesti che danno dignità e infondono bellezza attorno a noi…

È tutto un cammino, impegnativo, certo, non facile, ma forse è anche così che uno prova a vivere all’altezza della propria umanità e assapora dentro una gioia davvero speciale… Sì, sì… Forse la pace passa anche da qui? Si costruisce anche così?

A Natale vi avevo promesso che vi avrei dato notizie dal Paraguay senza tardare… insomma… tardando, in realtà, eccovi alcuni aggiornamenti dalla terra guaranì:

Innanzitutto abbiamo avuto la triste notizia della morte della coordinatrice della comunità di Puerto Yvapovo, Francisca, poco più che cinquantenne; il covid ha complicato la sua salute già precaria… È lei con la sua famiglia che ci avevano accolto nel 2012… Come ci diceva il padre Celso ha lasciato un grande vuoto nella comunità…

Il cammino della comunità cristiana continua. Con l’ultima donazione fatta da voi hanno potuto concludere i lavori della chiesa e sostenere le famiglie che sono state più colpite dalla pandemia ….

Hanno anche potuto celebrare le cresime… con la presenza del padre Celso che sta bene, sempre facendo attenzione e avendo cura della sua salute sempre un po’ delicata! Qui alcune foto di questo momento celebrativo, che è stata una festa per l’intera comunità…





Vi auguro un buon cammino e a presto!

Valeria piccola sorella.