Cari amici di Nisshash,
Vi scrivo con piacere dopo le feste e l’inizio dell’anno nuovo
per rinnovare l’amicizia che ci lega da anni ormai. Sono stati giorni di celebrazione del Natale
come vedete dalla foto (la natività riletta dal vangelo di Luca e recitata con
e per i bambini dei quattro villaggi più vicini al Centro di Fadjadougou: i
pastori, la santa famiglia e l’angelo diritto in piedi, alla fine un piatto di
riso con un pezzetto di carne a testa. Un Natale e un incontro pastorale in cui
mi sono ritrovato a stretto contatto con i poveri.
I poveri, a volte vorremmo vederli chiaramente, per definirli e per risolvere con una bacchetta magica la sofferenza che portano, ma non è così…le povertà sono multiple e legate tra loro, toccano le persone e creano buchi nelle esistenze che non appaiono subito. Solo l’amicizia e la frequentazione aprono a un cambio di vita reale.
Ci troviamo nel 2021 e quando ero piccolo pensavo e dicevo
le date pensando a come sarò cambiato e dove sarò nel 2021…. Così oggi guardandomi attorno e dietro di me ancora
fatico a spiegarmi perché il mondo è così povero. Perché ancora il 70% della
gente delle nostre piccole comunità sia analfabeta e firmi con una crocetta. Accosto
comunità composte di giovani sposi (quasi tutti più giovani di me) veri lavoratori
e con bambini piccoli, uomini e donne alla ricerca di una risorsa economica e
di un pezzo di terra per vivere.
Questa è la fotografia del nord ovest della Costa d’Avorio, una composizione multicolore di etnie, di lingue di tradizioni e di danze comunitarie gioiose ma dentro un contesto difficile, di sradicamento, di scarsità di acqua e di varietà del cibo e tutti provati dalle malattie e dalla malaria che taglia le gambe e spegne la vita
Vi scrivo che sono all’inizio, ma abbiamo già avviato con il vostro aiuto tante piccole attività e costruito le basi per una presenza che potrà dare voce e spazio alla dignità e al rispetto della vita di ciascuno (toilette e lavandini da piastrellare…sconosciuti nei villaggi):