"Da tutte le parti si sentono le notti e i giorni risuonare di forti richiami, nel respiro di migliaia di vite" (R. Tagore)

mercoledì 14 dicembre 2016

Mercatino di Natale 2016

Carissimi,  sabato 17 e domenica 18, all'uscita delle chiese, ci sarà il consueto mercatino di Natale. Ecco alcuni lavoretti che troverete...




domenica 23 ottobre 2016

Giornata Missionaria Mondiale 2016

Costa d’Avorio
23 ottobre 2016 Giornata Missionaria Mondiale

Sono arrivato da qualche giorno a Kanì, una piccola cittadina verso il nord e i ai confini col Mali, pochi i cristiani, domenica eravamo in 100 a messa, tutti sotto i 40anni tranne qualche anziano, molti i piccoli appesi al dorso delle mamme che dormono. La lingua della celebrazione è il francese, gli avvisi e i vangeli letti in due lingue le più comuni in questa regione della Costa d’Avorio. Lingue e suoni a me completamente sconosciuti.
Anche qui celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale per rinnovare l’impegno comune, preso un tempo, all’ingresso nella Chiesa quello cioè di “prendersi cura di quanti non conoscono il Vangelo, perché il Signore desidera che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza del suo amore”, come dice il Santo Padre nel suo messaggio. Un messaggio che riscalda il cuore perchè davvero preoccupato per tutti, soprattutto per i più piccoli, i più poveri.
Qui non manca il pane, il lavoro duro dei campi ( da difendere nelle foreste) offre in questa stagione delle piogge sufficiente cibo e qualche soldo per il domani. Cosa manca allora?  Mancano le strade, la corrente elettrica, una scuola degna di tale nome, dei quaderni, un ospedale o almeno una clinica vicina, una cappella per ritrovarsi e pregare, acqua vicina, piccoli corsi sulla salute, sull’agricoltura, sulla cura della famiglia, qualche proposta per i giovani, per le ragazze…se non si passa a piccoli cambiamenti nella concretezza della vita restano solo dei sogni pericolosi e avventati, delle paure e tanta fatica di vivere. Sono passati secoli.. prima le colonie inglesi, poi i francesi, ora i governi locali, ma ancora dobbiamo passare dal verbo “depredare” al verbo “affidare”, vera conversione dell’uomo.
Come spiegarlo al piccoletto, forse di 6 anni che davanti a me più che che cose, cerca un po’ di fiducia e mi chiede un ascolto che non so ancora dare. Nel messaggio del Papa si parla di famiglie capaci di missione: “Accanto all’opera evangelizzatrice e sacramentale dei missionari, le donne e le famiglie comprendono spesso più adeguatamente i problemi della gente e sanno affrontarli in modo opportuno e talvolta inedito”, è una richiesta forte anche per voi, continuiamo a lavorare insieme! E Io vi chiedo anche  il ricordo nella preghiera per “quell’amore senza  misura richiesto ai discepoli di Gesù”. Un saluto di pace a tutti.

Père Luca

martedì 18 ottobre 2016

Masigott 2016

Qualche foto del bellissimo banchetto Nisshash al Masigott 2016. Grazie a tutti per la visita!








giovedì 6 ottobre 2016

Legami invisibili...

Bouakè, venerdì 30 settembre 2016

Ciao! Rispondendo alla richiesta di partecipare da qui alla vostra iniziativa “ UNITI DA LEGAMI INVISIBILI” e convinto che anche a legare me a voi, noi -qui in Costa d’Avorio- a voi che vivete in Italia ci siano molteplici legami invisibili,  da scoprire, intuire, sentire e vivere, scrivo queste poche righe.
Vi invio alcune semplici riflessioni su quanto vedo e intuisco a riguardo del vivere e abitare in un paese dell'Africa, ad un mese e cinque giorni dal mio arrivo. Il paese è davvero grande e, se l'Italia è metà della superficie francese, la Costa d'Avorio è tre volte più grande della Francia. Vivo a Bouakè la seconda città più popolata del paese...migliaia gli studenti grandi e piccoli che rigorosamente in una divisa impeccabile la mattina attendono fuori dalle scuole. L'ambiente cittadino è povero: strade con buche enormi a causa delle piogge di questa stagione, botteghe e negozietti affacciati sui marciapiedi, venditori ambulanti ad ogni angolo soprattutto di penne e quaderni visto l'inizio delle scuole, piccoli chioschi per colazioni di fretta con banane alla griglia e frittelle o panini con carni varie...resta fra i tanti un problema: l'immondizia, più o meno raccolta, spesso gettata ai margini delle strade, invade ed è la vera inopportuna ospite di ogni luogo. I meccanici di auto e moto con l'olio esausto, il mercato delle verdure con a fianco ciò che è marcito, sacchetti usati e di calcinacci  proprio là dove non te lo aspettavi...Mi soffermo e provo tristezza nel cuore, mi domando “come mai?” Intuisco che occorre crescere nel rispetto, anche attraverso leggi apposite. Qui purtroppo la legge non ha la stessa  forza che ha in Europa,  per esempio per avviare una raccolta differenziata nelle case, ma constato, e questo  mi pare per tutti, bianchi o neri, che viviamo nella facilità a non prenderci  cura dell'ambiente in cui siamo immersi e perchè? Tutti preferiamo gettare via la carta del panino che abbiamo mangiato, al mare, in montagna, in città,  piuttosto che rimetterla nel nostro zaino e riportarla a casa. Perchè? Qui è evidente per la debolezza di chi governa e di chi educa, ma anche da noi  l'educazione non inizia dalla bellezza del mondo e dall’impegno a rispettare e amare la Casa comune che è il nostro  Pianeta. Passa ovunque un modello tutto occidentale, dove purtroppo  l'alfabetizzazione significa soprattutto saper leggere e scrivere e anche qui l'educazione e la vita nella società parlano soprattutto di professioni, di piani di crescita, di sviluppo industriale, con modelli di guadagno, di utilizzo, di arricchimento di sfruttamento (legname, petrolio, oro, minerali, caociù, cacao) quasi nulla viene proposto per la Cura della Terra, per il Rispetto del mondo, per una maggior attenzione all'acqua che andiamo ad inquinare con pile esauste, detersivi inquinanti, medicinali scaduti, tutto indiscriminatamente gettato ecc. ecc.
Dobbiamo cambiare tutti! Il modello del nostro modo di vivere e di pensare è ancora vecchio e anche in Italia siamo solo a un livello superficiale, manca il cuore, manca la piena consapevolezza che diventare uomini e donne oggi significa dire no ad ogni tipo di violenza, quella dello spreco, del consumo inutile, della produzione per vendere a tutti i costi. Chi ci libererà da questo vecchio modo di vivere e di fare scuola, di un crescere che dimentica il pianeta, la giustizia e non combatte la violenza?
Vi saluto con un arrivederci e una preghiera

p. Luca

mercoledì 7 settembre 2016

Prime impressioni da Bouakè

Bouakè, Costa d’Avorio
Mercoledì 31/08/2016 ore 16.30

Carissimi, eccomi a scrivervi dopo essere riuscito a collegarmi nuovamente con il mondo via internet. Questa mattina pioveva ora finalmente è tornato ventilato e con un sole ormai rivolto verso la sera mite e serena. E’ stato un inizio intenso e un ingresso pieno nella realtà del paese:  magnifico il mare, le foreste lussureggianti ora nella stagione delle poche piogge (quest’anno), come pure nelle prime impressioni di una nazione dove l’essersi buttati a capofitto verso il “progresso” mostra tutte le sue ferite e contraddizioni.
Sono atterrato all’aeroporto di Abijan giovedì sera, dopo aver sorvolato Francia e Tunisia e poi il deserto del  Sahara che, visto dalla telecamera posta sotto l’aereo, (ore e ore di volo sopra sabbia e rocce per -credo -circa 2000 km) mi è parso davvero  impressionante.  P.Graziano era lì ad attendermi e subitoci siamo recati al Centro delle Suore Clarettiane per la notte. La mattina presto la prima messa in francese e la visita a tre Chiese consegnate alla Diocesi in cui i padri del Pime,  negli anni passati, avevano lavorato  avviando le comunità.  La vista dell’Atlantico, i colori della città, il passaggio attraverso  il Porto con le raffinerie e le migliaia di lavoratori e famiglie che alloggiano nei dintorni, la visita alla Radio Cattolica, un pranzo alle ore 15 da un Parroco Ivoriano amico e finalmente l’arrivo in un Centro di Ritiri in riva alla laguna, un luogo incantevole per noi, un modo per risparmiare sulle spese e uno spazio per riprendersi dalla giornata su strade come quelle di tutte le grandi metropoli , intasate di veicoli e inquinate dallo scarico d’autovetture e camion in gran parte acquistate dal mercato dell’usato di altri paesi come Corea o Giappone.
 La mattina seguente una celebrazione eucaristica alle 6 am con le gente del posto, con un momento di saluto vicendevole tra preti e fedeli al termine, arrivando a formare un cerchio sulla piazzetta davanti alla Chiesa. L’aiuto per ascoltare le confessioni  (delle quali  ricordo una  particolarmente difficile a causa del francese che io sto ancora imparando, ma anche per la velocità della parola dell’altro tutta da apprendere…)  mi ha riportano comunque a sentire la comune fatica del vivere di ogni uomo, qui in Africa come in Francia o come in Italia. Famiglie, affetti, preoccupazioni per i figli, lavoro non pagato, un’umanità che chiede una vicinanza più buona, in ricerca di mezzi per riuscire a comprendersi, il desiderio di affidarsi alla misericordia per ricominciare.
Si riparte. La strada è lunga e prima di arrivare a Yamoussoukrò, che si trova a circa 250km, si passano estese foreste e villaggi sperduti, paesi e centri dove si vedono in continuazione giovani, donne e bambini…l’età in generale della popolazione  è come dimezzata, rispetto all’Europa, anzi qualche cosa in meno direi. Tutti camminano e s’inventano come provvedere a se stessi. Passiamo quasi in silenzio a volte, altre suonando il clacson,  io cerco di custodire  tutto quello che vedo intuendo, domandandomi, chiedendo informazioni.  Entrando nella cittadina ,la nuova  capitale, ecco sullo sfondo la grande Basilica di Nostra Signora della Pace apparire tra le case e gli uffici. Una cupola bianca con un’entrata da sbalordire chiunque si avvicini. Un progetto molto contestato terminato negli anni 90 e inaugurato da Papa Giovanni Paolo II solo dopo aver posto come  condizione al primo Presidente e Padre del paese Félix Houphouët-Boigny, d’ aggiungervi vicino la realizzazione di un Ospedale (costo complessivo 250 milioni di euro spesi nei 3 anni di realizzazione); qui ci troviamo non in Costa d’Avorio, ma in Vaticano, cioè in territorio estero. Entriamo anche noi per chiedere il dono della Pace e, per me, il dono d’iniziare con fiducia e generosità il mio impegno missionario. Visitatori e pellegrini da tutta l’Africa occidentale si perdono dentro le ampiezze di questa nuova San Pietro africana. Geometrie in vetrate colorate immense, il  baldacchino e le panche con l’aria condizionata interna, insieme allo stupore per la sontuosità del luogo sento dentro di me anche tanta tristezza: chissà cosa avrebbe detto Gesù guardando insieme il paese e questa immensa costruzione? Contraddizioni  dolorose, possibile scandalo per tanti piccoli e poveri  che per racimolare qualche cosa ci custodiscono la macchina mettendo un cartone sul vetro per proteggerlo dal sole impietoso.
Ripartiamo di nuovo. Padre Graziano ci tiene a farmi vedere il laghetto presidenziale poco distante da qui e pieno di coccodrilli (recentemente anche il guardiano che provvedeva  a loro ne è stato divorato..). Potere e Religione ,un connubio pericoloso di cui molti hanno fatto le spese. Penso come la nostra religione abbia il Crocifisso a perenne memoria di quella violenza patita da nostro Signore. Perché tutt’altro è la Buona Notizia dell’Evangelo:  imparare ad amare , imparare a fidarci e credere nel mistero del bene di “Dio fonte della Misericordia”: così è scritto sulla facciata della Basilica di Yamoussoukro, porta Santa in quest’anno santo della Misericordia. Quanta strada ancora ci attende  prima di arrivare a vivere come Amici, uomini e donne rispettosi e onesti, liberi insieme!
Si è fatto sera, Sabato, arriviamo a destinazione: la Diocesi di Bouakè, dove i padri del Pime hanno una villetta quale centro e casa regionale.  Una piccola tempesta ci chiude in casa appena entrati, andiamo a letto dopo esserci cucinati la cena, sono stanco ma contento, nella preghiera provo a ricordare tutti.
Domenica partiamo alle 6 per arrivare ad una chiesa in costruzione a circa 120 km verso  nord, piste lunghe di terra battuta in buone condizioni tra foreste millenarie…ci accolgono circa 200 persone di etnia Gnwè con canti e un’accoglienza discreta, molto cordiale e mi ritrovo alle 9.00 in una S.Messa tutta  in lingua baoulè e così sono presente ma muto. Sembra tutto normalissimo ma la semplice realtà davanti a noi è ben diversa. Vivere in foresta è una lotta, di salute, di alimentazione (certo ci hanno offerto carne di gazzella ma non arriva fresca dal macellaio e forse ha già qualche giorno), poi  problemi di scuola e di collegamenti, di telefono. Oggi la modernità fa fare questi salti, io la domenica precedente  ero ad Erba alle 10.00 per la mia messa di saluto! Guardo tutto e accolgo, in silenzio. Lo stupore come l’impotenza sono i sentimenti che percepisco più vivi dentro di me, la sensazione di essere arrivato ad un mondo altro, la sensazione di una storia che qui nei villaggi è ferma a secoli fa , di una povertà diffusa che rende comprensibile la spinta verso la fuga, verso il cambiamento, verso l’Europa…. e sono uomini come me, con la stessa fede, lo stesso Vangelo.  Mi sento dentro un dramma e un mistero, un impegno che non riesco a descrivere nella sua esigenza di vivere da fratello, sinceramente, da amico, da Padre per loro.
Rientriamo. Lunedì  mattina, però,  mi sveglio in piena crisi, eppure avevo cercato di proteggermi !…Visti i primi sintomi che descrivo, andiamo a richiedere un esame della malaria in una clinica di Suore Coreane:  il test veloce negativo, il risultato di un test più preciso mi verrà poi spiegato dal dottore  Kpan che, con un sorriso, conferma : “E’ malaria, l’hai presa subito, un “Bienvenu” da parte delle zanzare ivoriane”. Sono fortunato perchè è stata subito scoperta! Tre giorni di pastiglie, riposo, cibo abbondante…qui tutti  conoscono la malaria, tutti l’hanno avuta anche più volte. Nel mondo è una delle cause di morte più frequente, una malattia che debilita inesorabilmente se si cronicizza; ho l’impressione (se non fosse per la cura e le attenzioni  di tutti) di essere subito assimilato agli abitanti di questa terra in cui la malaria è endemica. Per noi è solo pericolosa, va tenuta controllata e combattuta, speriamo di non riprenderla troppo presto!
Così inizio in questo paese, un mondo da cui tanti giovani cercano di uscire per cercare un futuro diverso; oggi li capisco meglio e sono qui tra loro anche per questo. Perchè non è solo il “loro” di mondo che deve cambiare, molta responsabilità è ancora  in mano nostra –i paesi del primo mondo- troppo facilmente proviamo a pensarci come se fossimo noi i soli in difficoltà, dimenticando che l’umanità attorno a noi vive in miseria.
A conclusione scrivo un saluto caloroso rivolto a  ciascuno, rinnovando  il mio grazie per l’attenzione nel  voler condividere questa avventura e nel seguire i miei passi anche in terra d’Africa attraverso la preghiera, l’amicizia e il comune impegno. L’Associazione Nisshash che ci riunisce come missionari nella Comunità Pastorale di Erba è una spinta preziosa per essere li dove siamo iniziatori di questo cambiamento e di questa visione più equa del mondo.
Agli amici, ai Sostenitori, alla Parrocchia, a tutti i Volontari il mio grazie continuando  insieme il cammino mai facile della missione.

Père Luca


galimberti.luca@pime.org
Maison PIME - Bouaké
Abbé  Luca  Galimberti
B.P. 26
Bouaké 01

COSTA D'AVORIO (CI)

giovedì 12 maggio 2016

Assemblea dei soci

VENERDI' 27 MAGGIO 2016 - ORE 21 - AUDITORIUM CDG

Saranno presenti Padre Luca Galimberti e Piccola sorella Valeria Testori.
Sarà un piacere averli entrambi con noi per farci raccontare dal vivo le ultime esperienze, il rientro dal Paraguay e l’attesa per la prossima destinazione da parte di Valeria e la preparazione di Padre Luca in Francia in vista della partenza per la Costa d’Avorio.


venerdì 11 marzo 2016

Mercatino di Pasqua 2016

Colombe di pasticceria,  biscotti e altre golosità che potrete trovare sabato 12 e domenica 13 marzo all'uscita delle Sante Messe. Vi aspettiamo! 
I volontari di Nisshash





lunedì 8 febbraio 2016

Dentro parole nuove

Angers, sabato 6 febbraio 2016
Amici
In questo fine settimana ho una breve pausa dallo studio (il sabato). Tra poco, verso l’ una, con due miei compagni di classe, un frate minore giovane  e robusto del Mexico e un laico terziario francescano della Colombia (ci troveremo poi  in Costa d’Avorio dove anch’egli lavorerà)  e con p. Anand del Pime, andremo a mangiare, vicino alla Cattedrale, un ottimo hamburger da “Hippopotamus”, un localino suggeritoci dalle proff. per rifarci dalla settimana!  Qui le giornate passano veloci e, così, sono già 36 giorni trascorsi dalla mia partenza per Angers, a ovest  della Francia. Siamo tutti ospiti (questo mese in 15 di 12 paesi diversi) in un antico monastero, l’abbazia di st. Nicolas del 1100, dove abbiamo anche la scuola di lingua francese, dal mattino alle 9 alla sera alle 17.30. Le sessioni di 4 settimane terminano con un esame e poi si procede a nuovo livello e nuova grammatica. Spesso ricordo la scuola della Caritas per stranieri di Erba e la difficoltà degli studenti di imparare una lingua in più! Lo studio è ben organizzato ed, essendo in casa, il ritmo è intenso e la settimana  non basta per “digerire” nuovi suoni, pronunce sconosciute, vocaboli curiosi, abitudini e saluti; poi abbiamo la liturgia e i Vangeli da leggere e da amare in francese. Io sono contento e mi trovo bene, non è così facile come mi dicevano tutti,  ma la vita sorprende  e imparo di nuovo che le persone sono la vera risorsa per le nostre semplici esistenze. La mia impressione appena entrato in Francia e raggiungendo quasi l’altra costa del paese, sull’Atlantico, è quella di essere giunto in una regione molto bella: le città curate e con un fascino antico, ricche di storia. I problemi ci sono  e le tensioni sociali non mancano, come pure restano i timori per gli attacchi terroristici sofferti .  Per noi stranieri resta la lingua il primo ostacolo da superare e pur avendo tantissimo a disposizione per fare bene, (il luogo, le insegnanti, dei  buoni orari) occorre comunque tempo e pazienza:  ripetere,  ascoltare bene, riprovare con qualche d’uno… correre non si può! E’ questo il primo insegnamento raccolto. Il secondo è la ricchezza delle persone che ho incontrato e con cui vivo, il loro coraggio e la serenità di tanti, anche se siamo un po’ tutti impacciati dentro parole nuove, espressioni  a volte molto stentate, gesti che non rendono giustizia alla storia, all’esperienza e ai mondi di appartenenza d’ognuno…sarebbe magnifico poter condividere, parlarsi… ma occorre la pazienza di continuare a darci vicendevolmente fiducia e riprovare. Così vi ho detto tutto, questo è il mio pane quotidiano, poi se volete posso mandarvi dei canti in francese per la messa, bellissimi o un simpatico film per bambini (Kiriku’o Vado a scuola! di Plisson).
Ora vi saluto con un sorriso per ciascuno e a tutti  il mio grazie per l’amicizia. Vi dico:  à bientôt ! arrivederci a presto.
père Luca