"Da tutte le parti si sentono le notti e i giorni risuonare di forti richiami, nel respiro di migliaia di vite" (R. Tagore)

venerdì 13 ottobre 2017

Viaggiatori sulla terra / p.Luca

Nella giornata per la custodia della Terra mi unisco volentieri alla vostra riflessione-in-cammino, dalla terra d’Africa, la terra più antica per la storia dell’uomo e dal mio quartiere di Belle Ville in Costa d’Avorio.  Il tema di quest’anno: “Viaggiatori sulla Terra” mi a subito incuriosito perché tocca direttamente la mia esperienza: il missionario come - pellegrino e viaggiatore - aperto nel suo pellegrinare all’incontro con popoli, etnie, culture diverse; un uomo alla scoperta di luoghi, di tradizioni, di lingue e canti. Resto sempre sorpreso della ricchezza di un mondo diverso da quello in cui sono cresciuto e che tra l’altro non esiste più perché anche lui è cambiato.
Dunque tutti siamo in viaggio senza possedere un luogo, siamo in-cammino e accompagnandoci a 7 miliardi di persone… ma il problema è che questa nostra Terra, casa per tutti i popoli e dono immenso, purtroppo a causa dell’uomo mostra ovunque tante, troppo sofferenze, ingiustizie contro i più piccoli, gravi forme di povertà. Non siamo nel Paradiso terrestre siamo sulla Terra.
Allora diviene importante, qui sulla terra, imparare a crescere come uomini corresponsabili, innamorati di questa casa comune attraverso scelte intelligenti che producano vita, la valorizzino e la difendano dalla violenza e dallo sfruttamento che i nostri padri ci hanno trasmesso. Cementificazione, industrie di armi, colonialismo, inquinamento, sfruttamento delle risorse naturali, disprezzo dei popoli chiamati: razze inferiori, guerre inutili, commercio della droga…ecc.
Tutto questo va cambiato perché è ancora parte del presente e ci affligge mortalmente. Se la vita è il nostro vero viaggio,  il divenire pienamente uomini e donne ricchi in umanità dice il compito a cui siamo chiamati: non si viene al mondo da soli, non ci si fa da soli e non si diviene adulti rifiutando di trovare soluzioni condivise con l’obbiettivo il bene in comune.
Vi auguro che la bellezza in cui vivete e il percorso di oggi,  vi porti a diventare sempre più città aperta, sensibile a ogni dolore, esigente nell’ insegnare la comune origine di ogni uomo, pronta a difendere ogni scelta di pace ad immagine del santo patrono dell’Italia: san Francesco d’Assisi.  Ora vi saluto uno per uno con affetto.
p.Luca Galimberti

Viaggiatori sulla terra / ps. Valeria

Questa giornata per la custodia del creato con il tema “viaggiatori sulla terra”, mi ha fatto immediatamente pensare agli anni vissuti in Paraguay, in terra guaranì.
Nel 2012 infatti con altre due piccole sorelle, una argentina e l’altra francese abbiamo iniziato una fraternità in un villaggio nella Regione di San Pedro nel nord-est del Paese. Abbiamo scelto questo villaggio come nostro luogo di vita dopo aver fatto un primo viaggio di conoscenza, lasciandoci guidare dagli incontri, dalla vita e da quello che ciascuna di noi sentiva e intuiva cammin facendo... Un po’ in bus, un po’ accompagnate da laici o sacerdoti con la loro jeep, un po’ facendo l’autostop. Siamo arrivate con poche cose. Abbiamo desiderato arrivare con le mani vuote, per poter metterci in ascolto della realtà che ci ospitava e accoglieva. E’ così che abbiamo vissuto i primi 5 mesi nella casa di una delle infermiere del villaggio, abitando una delle due stanze che aveva e condividendo letteralmente la vita con lei e la sua piccola di un anno e la sua mamma.
E’ stato profondamente bello poter metterci alla scuola della gente di lì, imparare piano piano i gesti quotidiani che fanno la loro vita: l’acqua da raccogliere, il fuoco per cucinare, la legna da cercare, la pesca, l’orto, le galline, e poi il cibo, la lingua nuova, i riti della fede popolare, il rito del  mate e del tererè. Abbiamo anche potuto gustare la straordinaria e esuberante bellezza della natura in cui è avvolto il villaggio: il grande fiume Paraguay che accoglieva splendidi tramonti, gli alberi di mango, pompelmo, le palme, il cielo stellato, incredibile quando la luce elettrica salta… e succedeva spesso… E’ stato bello scoprire dal di dentro, un modo altro di approcciare la vita, di vivere le relazioni, di accostarsi alla Terra, terra che, per il popolo guaranì come per tutti i popoli originari dell’America Latina, è innanzitutto Madre che ci nutre e sostiene e con la quale si deve cercare di vivere in equilibrio e armonia.
Questa ricerca di armonia e equilibrio con la Terra è quello che questi popoli chiamano “El Buen Vivir”, Sumak kawsay (in quechua de Ecuador), Suma qamaña (in aymara), Teko porâ (in guaraní), Küme mogen (mapuche del Chile y Argentina), i cui principi sono la reciprocità, la solidarietà, la uguaglianza, il rispetto mutuo della diversità. A partire dal “Buen Vivir” quello che si promuove in queste società è la vita “in comunità” che non spinge all’accumulo e il consumo sfrenato, ma incoraggia piuttosto a tenere quanto basta per vivere degnamente, e ad accostare natura e persone con profondo rispetto. L’essere umano, la comunità sono infatti parte di qualcosa di più amplio, son parte di un circuito naturale di vita, sono Terra, vita, natura, quindi ogni azione che danneggi o distrugga la natura è di fatto un suicidio.
Personalmente, adesso che vivo a Milano, l’esperienza vissuta in Paraguay e l’apertura a sapienze e modi di vivere altri, mi invitano a resistere a un sistema che mi spinge a consumare sempre di più, sistema che, per dirlo con le parole di  Evo Morales, presidente di Bolivia, “trasforma tutto in merce: l’acqua, la terra, il genoma umano, le culture ancestrali, la giustizia, l’etica, la morte” e a cercare di rimanere sintonizzata con ciò che davvero è importante per vivere. Gli anni in terra guaranì sono un invito per me oggi a scegliere cammini di sobrietà e di semplicità, di rispetto e di giustizia, perché tutti possiamo vivere con dignità, cercando di camminare sulla Terra come viaggiatrice grata che sa accogliere, rispettare e valorizzare la bellezza della vita nelle sue molteplici e diversissime forme, con stupore, umiltà e responsabilità!      
piccola sorella Valeria

Viaggiatori sulla terra / Sr. Maria Luisa

Addis Abeba, 28 Settembre 2017

Qualunque strada percorriamo, in salita o in discesa, asfaltata o ancora sterrata, a qualunque ora del giorno, sotto il sole o sotto la luce della luna e delle stelle, in qualunque parte dell’Etiopia ci troviamo, accanto a noi che viaggiamo in macchina, c’è qualcuno che cammina.
Sono spesso donne cariche dei pesi della spesa fatta presso il più vicino mercato, curve sotto il peso di sacchi di teff, farina o altre cereali, sono giovani donne affaticate sotto il carico di taniche di acqua, .... sono uomini che portano sulle spalle pesanti aratri o lunghi legni, sono uomini che nella notte trasferiscono il bestiame da un mercato all’altro o cammelli dal centro dell’etiopia ai mercati del Sudan....  Un popolo in cammino, un popolo di viaggiatori!
Quante volte avrei voluto fermare la macchina ed accogliere qualcuno di loro.... ma, “no”, mi dicono spesso i miei amici e traduttori etiopici: “se accogli una persona allora devi accogliere tutti gli altri e come lo puoi fare?” Lascia che camminino, che chiacchierino, che si incontrino! Sì il cammino diventa occasione di socializzazione, di conoscenza, di condivisione.
Ogni quavolta  suona il corno per annuncare la morte di qualcuno, ecco il popolo in cammino, avvolto nel manto bianco, la tradizionale Nasela: da ogni villaggio, da ogni montagna, lungo ogni sentiero c’è qualcuno che cammina per raggiungere il luogo della celebrazione del funerale. Nessuno deve rimanere a casa, nessuno, anche chi è lontano non può essere assente dal funerale: è il momento più importante della vita, è il momento della comunione e della solidarietà. L’importante è esserci.... anche se il cammino può durare alcune ore!

Ed è proprio camminando, osservando, ascoltando che anch’io sono entrata a poco a poco in questa terra dal paesaggio così vario, così ricco e così espressivo in cui tutto assume un valore simbolico, strettamente legato alla cultura e alla fede. Le montagne per lo più rocciose e aride sono i luoghi più alti per sentirsi vicini a Dio, luoghi privilegiati verso cui salire e pregare presso le chiese e i monasteri; i laghi e i fiumi in cui scorre l’acqua, sono luoghi verso cui camminare per ritrovare la salute, sono i luoghi in cui l’acqua è considerata santa e strumento di guarigione. E quando al termine della stagione delle piogge i campi ormai verdi si rivestono di un luminosissimo colore giallo dei “Galgale Meskel” , i fiori della Croce, ecco che il popolo si incammina verso le piazze e i luoghi più spaziosi per celebrare la festa della Croce Gloriosa con preghiere, canti, danze e con il fuoco che brucia la croce, simbolo di purificazione e di rinascita!

Nulla è lasciato al caso, ma tutto, proprio tutto diviene occasione per ringraziare e lodare il Signore. Ad ogni saluto in qualunque momento e in qualunque situazione la risposta è sempre la stessa e sempre molto chiara “Igziavier Imasghen” cioè “Ringrazio Dio, o rendiamo grazie a Dio”.

Ed io stessa ho imparato a riconoscere in ogni evento e in ogni situazione il dono prezioso di Dio e con il popolo Etiope ho imparato a lodare incessantemente e ringraziare il nostro Signore. Ed ora lo ringrazio per questi otto anni di cammino in questa terra, otto anni in cui ho sentito lavorare in me la delicata azione dello Spirito che, attraverso i vissuti quotidiani, i lunghi cammini, e gli occhi grandi e vivaci soprattutto dei bambini e delle donne mi ha portato a guardare la realtà con nuovi sguardi. Gli occhi di chi ha imparato a scoprire la vita e ogni istante come un dono da vivere in gratitudine e in condivisione.
Mai un lamento di fronte alla fatica, ma silenziosa e tenace sopportazione, non un gesto fatto di fretta, ma meditato, con pazienza e con sorriso.... non un’azione compiuta velocemente, ma meditata e condivisa prendendo tutto il tempo necessario.
Non competizione esasperata, ma solidarietà nonostante tutto.....e sopra ogni altra cosa, accoglienza straordinaria. L’ospite è sacro, e lo è davvero: la tradizione poggia le sue radici nella tradizione biblica. Ad ogni ospite che arriva, spesso a piedi e dopo ore di cammino, tutto ciò che di più prezioso si trova in casa deve essere offerto: il miele bianco e il pane ancora caldo e nelle grandi occasioni il miglior capretto!
Quante volte mi è stato offerta una tazza di caffè.... l’unica tazza, l’unica bevanda presente in quel momento in quella casa!

Così, in questo mio cammino in terra d’Etiopia, ho scoperto o ri-scoperto il valore del tempo, dell’incontro, della speranza e soprattutto della fede. Con ogni singola persona che ho incontrato nel mio viaggio non posso che dire “Igziavier Imasghen”!

Grazie a Dio e grazie a voi tutti che in modi nuovi, ma sempre profondi ed efficaci sostenete le nostre missioni!

Buon cammino!!!

Sr Maria Luisa Caruso, Suora della Carità di Santa Giovanna Antida