Dio Solo!
Shire , 24 Aprile 2015
Shire , 24 Aprile 2015
Carissimi amici,
ho appena ricevuto la
vostra email con l’invito a partecipare alla camminata la prossima domenica in
solidarietà con tanti nostri fratelli che stanno perdendo la vita nella ricerca
della felicità.
Due sono stati i
sentimenti di fronte alla vostra iniziativa:
-
Riconoscenza
per questa profonda attenzione alla persona e questa solidarietà senza
frontiere, che sostiene e incoraggia chi come noi è dall’altra parte del mare
Mediterraneo e vede tanti giovani lasciare le loro famiglie e andare incontro
alla morte
- Incoraggiamento,
perchè non siamo sole ad interrogarci su una situazione che parte qui, alle
nostre porte, tra la nostra gente, quotidianamente.... ma che è troppo grande
per poter capire come esserci.
Quanti tra i nostri
giovani hanno lasciato la loro terra e sono finiti nelle terribili prigioni prima
in Egitto, poi nello Yemen e negli ultimi mesi nelle prigioni più atroci della
Libia! Quante telefonate ricevute da quei luoghi di tortura chiedendo
aiuto.....Quante lacrime versate dalle sorelle o fratelli di questi giovani,
(parlo delle nostre giovani suore, delle nostre aspiranti, dei nostri
collaboratori e di tanti volti e nomi ignoti che chiedono aiuto....). Da
qualche mese il fratello di una nostra aspirante è in Libia e da due settimane
non riusciamo più ad avere alcun contatto con lui e.... dopo i recenti episodi,
vi lascio immaginare lo sgomento e la paura che stiamo vivendo: “Zewde era tra
i trenta massacrati dall’Isis?.....no, nel video non si vede...ma non si vedono
bene tutti volti... Zewde era forse tra i settecento morti nel Mediterraneo?...
no, non può essere... o forse sì, perchè no? Perchè altri sì e lui no? Perchè
non rispondono.... perchè? Perchè?”
La scorsa settimana sono
stata con sr Lemlem sulle montagne proprio al confine con l’Eritrea da dove la
maggior parte dei giovani fugge: luoghi bellissimi dal punto di vista della
natura e, seppur rocciosi, ricchi di risorse.....ma luoghi aridi, aridissimi
dove la vita è una sfida, dove il futuro è la certezza dell’incertezza, del
nulla.... dove solo la fede solida come la roccia, provata dalle persecuzioni e
dai molteplici e devastanti conflitti
con l’Eritrea (che rimane pur sempre nemica e sorella allo stesso tempo),
permette di sperare e di continuare ad andare avanti. Lì, in quell’ambiente
così difficile, quante richieste di mamme e papà affinchè accogliessimo la loro
figlia o le loro figlie nella nostra missione a Shire, lontane dalla tentazione
di fuggire, lontane dai campi militari sempre allerta, in un ambiente dove sia
possibile crescere spiritualmente, moralmente e culturalmente... quanti appelli
di aiuto!
Quante famiglie
impoverite per avere pagato pur di liberare il figlio o la figlia dalle
prigionie della fuga? Hanno venduto animali, terre... tutto ciò che poteva dar
loro qualcosa per sopravvivere...ma quante volte dopo essere stati liberati i
giovani sono ripartiti per un’altra via alla ricerca della “terra Promessa”
vanificando gli sforzi della loro famiglia?
Quanti incontri, quanti
discorsi, quante omelie per convincere i giovani a rimanere, ma, no! nulla
serve a fermarli, nulla. E seppure consapevoli dei tanti rischi, la voglia di
una vita migliore ha il sopravvento.
Che fare? Come
intervenire..... o meglio come stare ed essere segno in questa realtà di pena e
sofferenza?
Non lo so,... non lo
sappiamo.
Ma il Signore è Risorto e
vivo anche qui e nelle letture della liturgia Etiope ci ripete in questi giorni
“chiunque crede in Lui abbia la vita
eterna....” (Gv 3,15) e “Dio infatti ha
tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
abbia la vita eterna” (Gv 3,16). E ancora “Il Padre ama il Figlio e ha tutto
rimesso nella sua mano. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna”
(Gv 3,35-36).
Aiutiamoci a credere, a
credere sempre di più e in Lui solo .......avremo le risposte che cerchiamo.
Grazie per esserci
vicini,
sr M.Luisa con sr
Costanza, sr Angelica, sr Sheema, sr Lemlem e sr Mana